Pierbusa Note

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Venerdì, 30 Marzo 2018

#Versi giocosi
(poesia estemporanea)

Ho fatto un gioco con il cellulare. Partendo da un prima parola digitata da me (in questo caso la parola è "Amore") ho accettato successivamente i suggerimenti del correttore. Eccovi il risultato...

Amore mio,
ti amo tanto tanto tanto
amore mio sei sempre la mia vita
e il mio amore
mio amore
mio amore mio
sei tu che mi ami
e mi ami tanto amore mio
mio sei tu che mi ami
e mi manchi tanto amore mio
sei tu che mi fai impazzire
quando ti voglio abbracciare
e baciarti
e baciarti
e stare con te amore mio.

#Una vita cone tante
(da una citazione a un miniracconto)

"La cosa migliore delle partenze è il ritorno a casa.Se ami casa tua non c’è niente di più intimo, confortevole e gioioso della prima settimana dopo il rientro. Durante quei giorni perfino le cose che di solito ti irriterebbero sembrano star lì a ricordarti la tua stabilità e il fatto che la vita, la tua, almeno, sarà sempre pronta ad accoglierti tra le sue braccia, per quanto lontano tu possa essere andato e per quanto tu possa averla trascurata. Quanto alle cose che ti sono sempre piaciute, durante quella prima settimana ti sembra di doverne celebrare la semplice esistenza. C’è la persona dalla quale ritorni: il suo volto, il suo corpo, la voce, il profumo, il contatto fisico; il modo che ha di aspettare che tu finisca il tuo ragionamento, per quanto lungo possa essere, prima di parlare a sua volta; la lentezza con cui il sorriso gli illumina il volto, come la luna che sale nel cielo; la chiarezza con la quale ti dimostra che gli sei mancato, e che è felice di rivederti". (Hanya Yanagihara, "Una vita come tante")

Glielo dicevo che non mi piaceva che partisse senza di me. Non mi piaceva proprio, non riuscivo a rassegnarmi a quella assenza, a non vederla a non poterla toccare, accerezzare. Non poter sentire il suo odore! La prima volta piansi, forse anche la seconda. Si, lo so che non son cose da "uomini duri", ma quando mai io lo sono stato? La prima volta mancò per un mese intero stavo impazzendo. Al suo ritorno le feci lasciare le due valige nel pianerottolo. La presi per mano, la portai in camera da letto e le ordinai, si una volta tanto con tono che non ammetteva repliche, le ordinai di spogliarsi subito senza remore, completamente. Lei senza protestare lo fece. Si tolse tutto. Le mie mani pian piano si avvicinarono alla convessità della sua pancia adesso ben visibile e l'accarezzarono e la baciarono a lungo. Poi, vestiti delle nostre lacrime di gioia, facemmo l'amore.
(25 Novembre 2017)

#Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
(da una citazione a un miniracconto)

"Sembrava adesso più calma, ma si percepiva ancora una disperata tensione dentro di lei. Eppure, quel suo fuoco interiore, così oscuro e profondo, si era dileguato, la sua forza vitale era svanita, come aveva già visto in tanti altri androidi. La classica rassegnazione, una accettazione puramente meccanica e razionale di ciò che un organismo autentico, con due miliardi di anni di evoluzione e d'istinto di conservazione, non avrebbe mai potuto sopportare".
(Philip K. Dick, "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?").

"Elena se fossi un androide mi vorresti come amante?"
"Ma che ti salta in mente Ettore?"
"Leggevo il libro di Dick sai quello delle pecore elettriche"
"Vedi, leggere ti fa venire strani dubbi."
"Pensa, tu potresti comandarmi a bacchetta, farmi fare tutto quello che adesso magari non ti lascio fare..."
"La cosa diventa interessante...tutto, tutto?"
"Tutto, tutto!"
"Sapresti baciare come adesso?"
"Anche meglio ma senza calore"
"Ah, però...Ti preferisco così allora, rompicogliona ma...in calore"
"STRONZO!!!"
(24 Novembre 2017)

#Jane Eyre
(da una citazione a un miniracconto)

"Io provo talvolta uno strano sentimento, soprattutto quando mi siete vicina come in questo momento. Mi par di avere nel cuore una corda invisibile, legata forte forte a un'altra simile, collocata nella corrispondente parte del vostro essere. Se un braccio di mare e duecento miglia di terra debbono separarci, temo che questa corda, che ci unisce, si strappi, e che la ferita sanguini internamente. Voi, però, mi dimenticherete".
(Charlotte Bronte, "Jane Eyre")

Mio padre navigava. Non nelle baleniere come il capitano Achab ma nelle più moderne petroliere, anzi come lui stesso teneva a precisare "superpetroliere". Stava lontano da noi la maggior parte dell'anno, sei mesi via, un paio di mesi scarsi a casa. Non c'era quando sono nato io, non c'era quando nacque mio fratello. Da piccolo spesso pensavo che un filo invisibile unisse casa nostra con la sua nave, un filo che scavalcando paesi e continenti faceva in modo che lui fosse in qualche modo insieme a noi. Mio padre però non c'era. E cosa più triste quando cambiò lavoro e smise di andare per mare per noi non cambiò molto. Il filo invisibile che ci univa si era spezzato, lui adesso era con noi ma nei suoi occhi si scorgevano i riflessi del suo mare, delle sue petroliere e dei suoi gabbiani.
(24 Novembre 2017)

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